| Editoriale novembre 2006
Memoria di Piermario Ciani.
Negli ultimi incontri, prima della malattia, lui era quest’uomo imponente con un lungo pizzo grigio, estravagante solo in quello veramente, ma bastava. Occhi fermi, a volte ironici, a volte praticamente tristi, seduto in disparte con le braccia “conserte”, come a segnalare una barriera con il mondo in movimento poco più in là. In realtà era semplicemente la postura tipica dell’uomo seduto a tavola che aspetta di venir servito di cibo e bevande. Amava il cibo, amava mangiare, mangiare e bere, che però non poteva. Durante le cene che ho condiviso con lui, la sua occhiata più golosa era sempre per il piatto al di là delle proprie braccia, come fanno i bambini. Rubava dal piatto anche, ma solo ad Emanuela.
Piermario Ciani, l’ho conosciuto veramente, stranamente, molto tardi.
Nel ‘95 gli avevamo mandato un invito alla rassegna del libro d’autore “Libro quore lirico” che si sarebbe svolta alla Galleria Fonticus a Groznjan, in Istria. Ciani ci aveva spedito a strettissimo giro di posta uno dei libri AAA Edizioni fatti con scarti tipografici, libri “pro-forma”. Magnifiche “metafore” o “surrogati”, o “feticci” del “libro” “quore” “lirico”.
Poi, tra noi, c’è stata una lunga conversazione notturna alcuni anni fa, a S. Vito. Ci eravamo incontrati per caso e , a fine giornata, avevamo tutti e due le palle piene. Di una mostra a cui non fregava niente degli occhi di nessuno. Succede con l’arte contemporanea, che a volte ha tremendamente ragione.
Si è parlato di arte, si è parlato di mercato e di pubblico, e si è parlato della disperata impotenza/inappetenza di certe forme “artistiche”, post di qualcosa, prodromi di niente, che imperversano quasi loro malgrado. Per dire… io sapevo di lui che era coinvolto nel progetto Luther Blissett, ma quando mi è arrivata la frase “Luther Blissett è nato sul divano di casa mia” ho avuto un piacevole trasalimento. Dunque, lui è di quel genere che fa proprio queste cose, e ho incominciato a capire.
Non è stato poi difficile scoprire tutto il suo universo di relazioni, invenzioni e provocazioni. Tante, varie, fredde, sottilmente ironiche o pesantemente paradossali. A volte con la presenza di un gran numero di comparse, ingaggiate loro malgrado, a osannare un’icona inesistente che funzionava benissimo…perché non reale, un’ invenzione pura ma iper-reale. Mi riferisco alle sue “beffe” mediatiche. A “Oreste” alla Biennale di Venezia.
L’attività principale di Ciani per un certo periodo è stata la produzione di attacchi convergenti alla concezione stereotipata del fare artistico come attività consacrata dal “sistema”, sostenuta dal mercato o imbalsamata da una mortifera unanimità di consenso. Il mondo dell’arte. Il concetto di arte. Ma la provocazione più riuscita, nonostante l’incisività e lo humour formidabile che ha espresso nelle altre, nelle numerose altre, secondo la mia opinione, è stata quando, quale consulente per le arti visive dell’Agenzia Giovani per il Comune di Udine, aveva organizzato “Il Buio oltre la Tela - Vendere l’Arte”, una serie di interventi con i maggiori galleristi e critici italiani. Manco sapevano dov’era Udine, molti di questi. “Ho risparmiato i primi dieci anni di tentativi fuori target di tanti giovani artisti esordienti, vagamente interessati ad emergere, senza la minima conoscenza delle regole del mercato”, credo abbia detto lui “e forse riconsegnato salvificamente qualche paio di sane braccia all’agricoltura” ho pensato io, sull’onda di un vecchio refrain.
A Ciani era cara la dimensione ludica , il senso raffinato del gioco grafico o linguistico, l’espressione originale della mente curiosa che inventa nuove logiche, nuove combinazioni, oppure si forgia strumenti espressivi unici. Possedeva il senso sicuro dello scopritore di talenti, da osservatore qual era dell’orizzonte artistico. Infatti sono molti gli artisti, moltE le artistE, che gli devono incoraggiamento e indirizzo. Sapeva indicare la strada, la consapevolezza dei propri mezzi e motivi, prima tappa del percorso per affrontare la carriera più difficile che esista, fondata totalmente sulla centratura del sé, da qualsiasi parte la si prenda.
Dopo aver conosciuto i suoi lavori come fotografo, grafico, ma soprattutto come organizzatore, curatore e editore, mi ero fatta di lui un’idea che legava insieme tutte le sue attività. Lo vedevo come una specie particolare di sindacalista, un tout à fait serio, serissimo, promotore del valore di FUN, della necessità esistenziale della libertà creativa, nonostante tutto e tutti. Un mediatore perennemente all’ opera in difesa della possibilità illimitata di giocare. Tutto il mondo della mail art, questo fiume carsico pieno di artisti iper-produttivi con grande voglia di giocare/giocarsi a suon di invenzioni, esperimenti, provocazioni, ricerche, ossessioni, con un senso di complicità che è molto, molto di più del semplice feedback…di questa estesa rete internazionale, Piermario Ciani era uno degli animatori, nonché fedele archivista. Montagne di splendidi materiali sono immagazzinati a casa sua.
La mail art aveva per lui una importanza fondamentale, non solo dal punto di vista artistico ma, soprattutto, esistenziale. Esistenziale. La dimensione di FUNTASTIC UNITED NATIONS, quella specie di realtà parallela che stava costruendo, ne è il riflesso.
E come l’arte “imbustabile” è bidimensionale. Questo è il punto. Quello che si aggira dentro FUN è straordinariamente sintetico, straordinariamente asettico. Emozioni anche potenti sono iscritte in un ambito formale che ne disciplina i motivi, raffredda il pathos e perciò ne moltiplica le possibilità combinatorie.
Ciani delle foto ai Naoniani, stupende, scatti a più o meno improvvisati ai gruppi punk rock dell’universo Great Complotto di Pordenone, nella stagione acida.
Ciani, allora, era già così.
Tendeva ad una visione bidimensionale della realtà, scremava, immortalava già con una sfumatura d’ ironia, le pulsioni erotico-psicotiche di una provincia del “mitico nord est” stravolta da figli intelligentissimi, nullafacenti, precocemente lasciati soli da padri occupati a costruire un’ industria da quella miriade di officine da 14 ore di lavoro al giorno che era l’indotto della Rex di allora…
trasformandole in “cartapiatta” su cui sarebbe stato possibile toccare con estrema disinvoltura materiali esplosivi, col senno di poi. Che lui però aveva genialmente intuito.
Ma ( o…eppure…o perciò…veramente non mi è chiaro con che tipo di connettivo dovrebbe cominciare questa frase) tra i suoi lavori sono molti quelli dedicati agli “assalti” al concetto di identità, prima di tutto la propria.
Ciani, sì, ce l’aveva molto con la propria.
Inserisco qui un tassello di autentica “memoria”, caro Piermario. Ho incontrato qualcuno che ti ricorda, un tuo compagno di scuola delle elementari.
Sai non è stato difficile, son spesso qui a Codroipo, che, come ti dicevo sempre, in quanto a investimenti pubblicitari di piccola entità ma affatto disprezzabili, butta bene, perchè gli altri free press che sono scemi, passano ben poco per di qua.
Valeriano, ti ricordi di Valeriano?
E’ sdentato adesso, L’Osteria Ca’ degli Angeli non è più sua. E’ scappato per diecimila euro di debito. Il suo enorme archivio di Libri d’Autore ( ti ricordi quelli tedeschi?) è a Pordenone in un garage, che non ho ancora capito dove, di cui è impossibilitato a pagare l’affitto. Cioè questi potrebbero legalmente prendersi tutto. Hai presente quegli esemplari veneziani del settecento? Giuro che scoprirò di quanti soldi si tratta. Non giuro che ce la farò a recuperare tutto il materiale, ma troverò qualcuno che lo fa.
Valeriano giocava, dice, e tu non giocavi mai, Piermario. A ricreazione stavi in piedi vicino alla porta, con un volume Disney, grosso, forse un Almanacco Disney, tra le mani. Come se fosse uno scudo. Dice che eri magrissimo e avevi degli occhi stupendi, ma non ti ha mai, dico, mai, sentito parlare. Neppure quando interrogato. Tu tacevi. Leggevi. Disney.
Ti abbraccio Piermario, ti trovo tanto affascinante come “stupido” enfant.
Perché la sua mente piena di invenzioni galleggiava nell’inquietudine e, nonostante le mille relazioni, nella solitudine.
“Mi sento a pezzi”, giochi con la fotocopiatrice, visto a Mortegliano nel 2001. Tutto per lui , anche la riflessione più viscerale, prendeva la forma dello scherzo grafico, e come tale veniva consegnato.
Dal male di vivere la fuga è impossibile, quindi il gioco, l’attività liberatoria, l’evasione lucida e catartica, devono restare sempre disponibili, pena il naufragio.
Era questa la piattaforma contrattuale del sindacalista Ciani.
Piermario Ciani ha vissuto dentro la sua mente FUNAMBOLICA dentro BERTIOLO.
E così a Bertiolo, con un rito classico da chiesa di campagna, in un afoso pomeriggio di luglio, con i suoi compaesani e tanta gente straniera di fuori paese, si sono svolti i suoi funerali. Tristemente, quietamente, laconicamente tridimensionali e lievemente iper-reali.
Vedi Wu-Ming, people, o Massimo Giacon, che, e gliene saremo per sempre grati, ha scoperto un certo anagramma di C O D R O I P O: dioporco.
Piermario, si ride, là?
Edited by hadele dadaumpah - 25/2/2009, 13:43
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