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SITTING ON THE DOCK OF THE BAY., se penso che la troia non c'era...nemmeno nella parte più recondita di me...

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hadele dadaumpah
view post Posted on 5/2/2009, 23:44




...Sitting in the morning sun
I'll be sitting when the evening comes
Watching the ships rollin’
And I watch 'em roll away again.

Edited by hadele dadaumpah - 8/2/2009, 21:06
 
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hadele dadaumpah
view post Posted on 6/2/2009, 00:00




Sitting on the dock of the bay
Watching the tide roll away
I'm just sitting on the dock of the bay
Wasting time


Edited by hadele dadaumpah - 6/2/2009, 12:48
 
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hadele dadaumpah
view post Posted on 6/2/2009, 00:17




Looks like nothing's gonna change
Everything still remains the same
I can't do what ten people tell me to do
So I guess I'll remain the same


Edited by hadele dadaumpah - 6/2/2009, 12:48
 
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hadele dadaumpah
view post Posted on 6/2/2009, 01:00




Sittin here resting my bones
And this loneliness won't leave me alone
Two thousand miles I roamed
Just to make this dock my home


Edited by hadele dadaumpah - 6/2/2009, 12:49
 
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hadele dadaumpah
view post Posted on 7/2/2009, 23:30




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Edited by hadele dadaumpah - 9/2/2009, 20:53
 
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hadele dadaumpah
view post Posted on 8/2/2009, 01:12




RECUPERI

Scritto nel 1998.



Avvoltoi.


La molecola di morfina raggiunse la prima sinapsi occipitale in 0,005 secondi. La strada la conosceva.
Una serie di cellule furono invase dalla sostanza proteica. La visione si schiarì con l'attenuarsi del dolore.

Le pupille dilatate e brucianti ebbero un guizzo e, per un attimo, la stanza fu verde e gli acciai delle apparecchiature mediche vibrarono di un blu elettrico . Immediatamente una traccia sinusoide si attivò con diramazioni in fase di espansione.






.

Edited by hadele dadaumpah - 9/2/2009, 20:53
 
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hadele dadaumpah
view post Posted on 8/2/2009, 02:05




La traccia mnemonica si ambientò tra gli stimoli percettivi presenti e su questi si espanse e sovrappose.


Lei si sentì trascinare verso la finestra dei suoi occhi, passava la banda.

Una folata
d' aria fresca
un
profumo sconosciuto
accompagnarono l'apparizione del principe
che la sovrastava.

Vestito di scuro. Aveva biondi capelli, lunghi sulle spalle.






Avvicinò il volto, sorrideva, disse qualcosa ma il suono delle sue parole non attraversò il vetro della finestra chiusa.

Il desiderio di aprirla era grande, non era mai stato così grande, e lei ci provò con tutte le forze, finchè un ruggito della bestia che l'abitava la scosse facendola rotolare inesorabilmente indietro e si ritrovò nel labirinto buio e limaccioso dov'era, da tempo, rinchiusa.

Avvolta in una ragnatela di inutili sentimenti ricominciò a vagare, ma un lucore bluastro, adamantino, si depositava come polvere sulle pareti al suo passaggio, ora.

Edited by hadele dadaumpah - 8/2/2009, 15:48
 
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hadele dadaumpah
view post Posted on 8/2/2009, 03:07




I due avvoltoi in loden blu,
lungo
procedevano a grandi passi uguali nel corridoio.
Le cartelle di cuoio sotto braccio, i capelli biondi, ravviati, impomatati, perfetti.

Quello a destra li aveva lunghi sulle spalle.


- Fermo, c'è Soranzo -

sussurò uno e cambiarono improvvisamente direzione, con un sincronismo quasi perfetto.
Dalla stanza 19 si videro passare, scappottando in marcia,con un risucchio d' aria profumata, Calvin Klein, Calvin Klein.

Gli avvoltoi vendevano false assicurazioni ai parenti dei moribondi.
Avevano vita facile, battevano gli ospedali di provincia, ascoltavano i discorsi nei bar degli ospedali.
Capivano al volo dove mordere. Naturalmente, nel contratto, c'era una piccola riga, che nessuno leggeva, con la fretta di firmare e di versare, perchè ogni minuto poteva essere troppo tardi.
Avevano vita facile perchè i veramente disperati li lasciavano perdere. Tutto il business consisteva nel penetrare, incassare la prima rata e schizzare via, cambio di zona.

Edited by hadele dadaumpah - 8/2/2009, 21:51
 
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hadele dadaumpah
view post Posted on 8/2/2009, 03:36




-Chi ha lasciato aperto, qui? – disse l’infermiera spingendo il carrello dei medicinali nella stanza 19.
Fernanda nel suo delirio credeva di veder avanzare sua nipote, quella più giovane, ma non si ricordava mai il suo nome e accolse l’infermiera con un sorriso smisurato.
- Chi ha lasciato aperta questa porta?
- Fernanda, ecco le sue pillole...
- Sì, bela, sì bela - disse la vecchia dagli occhi grandi, azzurri e folli.

L'essere lontano, nell'altro letto, avvertì presenze.

- Ma tu hai pianto, bambina... disse l'infermiera.
Le si avvicinò, asciugò le sue guance, le accarezzò i capelli.

Le sistemò il letto, le bagnò le labbra e poi, contando fece scorrere trenta gocce di medicinale nel flacone della flebo.
L'antro si rischiarò come per un lampo e improvvisamente lei riuscì a vedere le sue mani, mani stanche, abbandonate, dall'altra parte del mondo.

Entrò Sara, nella stanza 19. Sara, la nipote più giovane di Fernanda. Ma Fernanda non si ricordava mai il suo nome.
Sara portava una borsa di plastica piena di cose.
- Ti devo lavare e cambiare, nonna, svegliati.

Caffè per avvoltoi.
Non era naturalmente scritto così, fu la barista che se lo disse mentalmente mentre preparava le due tazze. Ascoltando i loro discorsi sui caffè di quelle mattine aveva incominciato a capire che cosa c’era di losco in quei due.
Il bar era affollato, sul banco, una sull’altra stavano le due cartelle marrone. I due loden in piedi, uno di fronte all’altro, parlavano a bassa voce.

- Hai preparato il contratto per la nipote della stanza 19?
- Sì, oggi porta i soldi.
- A che ora?
- Fra poco, alle undici…
- O.K. Allora incassiamo e via.
- Non aspettiamo le tre?
- Perché?
- Quello della 25 ha detto che porta il resto dei soldi, sono tremila…
- No, no, mi sento il fuoco al culo, qui. Mi sa che Soranzo non è qui per caso.
- Andiamo, sono le undici.

Quando i due entrarono lei percepì subito il profumo, il profumo del principe, sì, il suo principe era lì. Cominciò a correre ma non trovò subito la strada…

Edited by hadele dadaumpah - 9/2/2009, 00:47
 
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hadele dadaumpah
view post Posted on 9/2/2009, 00:43




Fernanda si era assopita. Cartelle e carte sparse sul letto i due si misero a parlare fitto fitto con Sara.
Ad un tratto, interrompendosi improvvisamente, uno dei due si rifugiò dietro la porta e sibilò:

- Voltati! C’è Soranzo proprio qui fuori!


Ecco il suo principe, il suo bellissimo volto, i suoi capelli...aggrappata al suo sguardo incominciò a tremare sognando di scuotere le sbarre della prigione, di questo antro scuro in cui era rinchiusa.

Lottò per allungare la mano e lui gliela prese, per darsi un tono, mentre il pericolo passava.

La percezione del contatto le provocò un singulto, una scossa violenta, si sentì stretta in un abbraccio forte, talmente forte che la soffocava . Poi fu come annegare in un’acqua fosforescente e…talmente profumata…
Incominciò ad inarcare la schiena abbandonandosi a una devastante convulsione.

- Cosa succede! Cosa succede! L’ho appena sfiorata…
quasi urlava quello dai capelli lunghi, spettinandosi.
- Vieni via! Via! – abbaiò l’altro raccogliendo precipitosamente le carte mentre Sara chiamava l’infermiera.
- Non mi lascia la mano…Non posso! Non mi lascia! Aiutami!


Fernanda era spirata da qualche minuto e si trovava a guardare dall’alto quella scena. Il suo corpo giaceva sul letto che si era fatto candido e lucente.
Un enorme uccello nero beccava rapacemente dalle sue viscere.
E lì accanto uno straordinario pavone apriva a ruota la sua coda e su ogni penna palpitava un grande occhio blu…
Poi qualcuno le disse che era attesa e Fernanda se ne andò.

 
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hadele dadaumpah
view post Posted on 9/2/2009, 13:29




RECUPERI

2005, grande festa
alla "Baita di Mezzomonte".

Per Gigi Claudio e Dina, dedica autografa in occasione del loro cinquantesimo compleanno.



“Time is on my side”

dissero
Le Pietre Rotolanti
al tempo degli Hobbit

e allora
rotoliamo!

Ma scegliamo due, al massimo tre
Spigoli
Per brevi soste
Da cui guardarci
Sorridendo.
E bestemmiare dolcemente
Che è un più forte pregare.

Alé, e ora si aprano le danze!

In questo bellissimo salone
Costruito dagli alpini
Per sopravvivere ai terremoti
Senza smettere di vibrare.








 
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hadele dadaumpah
view post Posted on 9/2/2009, 14:10




RECUPERI

A rtb, risposta a un msg dimenticato nella cartella arrivi .

scopro oggi
sigillato
questo messaggio

come improvvisamente sentire il sospiro di qualcuno
che m'era di fianco
non visto

ricollegare i nostri nervi alla terra
assistere alle attrazioni di questo misterioso circo
e il fiume
nell'abisso.

ne scorre "il rumore", lo sento, ma non riesco a vederlo
e nel rumore non ci si specchia

in nulla ho mancato
nel frattempo
ero là
sempre digrignante
com'è da me

fuggire
a misurarsi altrove
perdere la parola
disimparare tutto
ti giuro lo farei
e allora fallo
perchè no, che c'è?

Perchè il nulla è
brezza notturna
balsamica
per questa specie che sono io
maledettamente
infiammata
di sé.

Un lusso. Tant’é.

Un bacio dal futuro, apache.






rtb:

"L'ulivo e l'oleastro, o l'olivo e l'olivastro spuntano da uno stesso tronco.
"In lui (in Ulisse) il 'selvatico' e il 'coltivato' non si combattono: al contrario, si completano. Essi si uniscono in lui armoniosamente come il ceppo materno e quello paterno: come l'olivo selvatico e quello coltivato spuntano allo stesso tronco per offrirgli riparo nella boscaglia feacica ed aiutarlo a rinascere"
(Annie Bonnafe')
Ecco, nell'odissea moderna è avvenuta la separazione tra il selvatico e il coltivato. L'Olivastro ha invaso il campo. Ulisse non può più seppellirsi sotto le sue foglie, dormire, morire e rinascere. Raggiunta Itaca, si accorge che l'isola è ormai distrutta, che lì ormai nè Penelope nè Telemaco lo attendono.
Ed è costretto a ripartire: condannato all'erranza (...)
Alla base della nostra odissea moderna credo che ci sia
solo l'olivastro, l'olivo selvatico:
tempeste e naufragi
inganni e oblii
mutazioni
regressioni
perdite
C'e' il ritorno del barbarico e mostruoso mondo dei ciclopi o dei pirandelliani Giganti della montagna... ...(F.Pessoa)
Sembra che molto si ripeta - quasi che la nostra
lustige Wissengenossenschaft
si riduca al riconoscere le categorie di questo stupido circo e tornare a ricollegare i nostri nervi alla terra pare come unica via di fuga da questa triste condizione - ritornare olivastri nella carne e allungare i canini a mordere la vita
A presto m-dear lady digrignante
rtb

continua fernando viaggiatore

L'ABISSO
Tra me e la mia coscienza
c' è un abisso
nel cui fondo invisibile scorre
il rumore di un fiume lontano dai soli,
il cui suono reale è cupo e freddo -
Ah, in qualche punto del pensare della nostra anima,
freddo e scuro e incredibilmente vecchio,
in se stesso e non nella sua dichiarata apparenza.

Il mio ascoltare è diventato il mio vedere
quel sommerso fiume senza luogo.
Il suo rumore silenzioso libera sempre
il mio pensiero dal potere del mio pensiero di sognare.
Una temibile realtà appartiene
a quel fiume di mute, astratte canzoni
che parlano della non realtà
del suo andare verso nessun mare.
Ecco! Con gli occhi del mio sognato sentire
io sento il non visto fiume trasportare
verso dove non va tutte le cose
di cui è fatto il mio pensiero - il Pensiero
in Sé, e il Mondo, e Dio, che
fluttuano in quell' impossibile fiume.

Ah, le idee di Dio, del Mondo,
di Me stesso e del Mistero,
come da uno sconosciuto bastione colpito,
scorrono con quel fiume verso quel mare
che non ha raggiunto né raggiungerà mai
e apparterrà al suo moto legato alla notte.
Oh, ancora verso quel sole su quella spiaggia
di quell' inattingibile oceano! "



 
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hadele dadaumpah
view post Posted on 10/2/2009, 01:10




RECUPERI

Editoriale agosto 2004

"Kontakthof per chi c’era"

Non si sta ripetendo, ci prova ancora, Pina Bausch.
In “Only You”, una produzione del 1996, all’apertura del secondo atto una danzatrice si addentrava in una foresta di sequoie come se fosse un teatro, vestita con i suoi abiti normali e con una borsa a tracolla. Volgeva la schiena al pubblico e la sua figura solitaria risultava umiliata dalla grandiosità della foresta. Confidava agli alberi di non avere idee, né costume, né tacchi alti, né pettinatura, né trucco.
“Anyway I still came” diceva e poi si metteva ad urlare.

I still came.

Alla fine della rappresentazione di Kontakthof al Giovanni da Udine, un pubblico in piedi applaude i 27 interpreti e alcuni di loro alla quarta chiamata non nascondono le lacrime. L’intero teatro è percorso dall'onda emotiva di uno spettacolo che, grazie soprattutto a questi protagonisti scelti per la naturale, coinvolgente musicalità dei loro corpi, ha assolto pienamente la funzione catartica del teatro come “luogo” di condivisione dei sentimenti , luogo di generazione di significato che interrompe la barriera dell’isolamento individuale.
Teatro che “riconosce/rappresenta”, esaurisce, riconcilia.

In 30 anni di ricerca il lavoro di Pina Bausch ha sempre puntato all’esplorazione dell’abisso tra desiderio e realtà, in particolare nella relazione uomo-donna.
Le sue opere parlano del desiderio infinito di amore, perfezione e autonomia degli esseri umani, che quasi sempre semplicemente muoiono prima di ottenerli, eppure di nato in nato, ognuno continua ad agire la propria vita recitando imperterrito in un teatro di ombre irraggiungibili.

Kontakthof non è un remake. La dimensione “tempo” chiamata in primo piano vive nella trasparenza del calco sull’edizione originale degli anni ’70 ed elargisce alla pièce una ridondanza purificatrice che ha il potere di liberarne il significato più profondo.


Pina Bausch ha fatto dell’incompletezza, della frammentarietà, dell’interruzione la sua cifra stilistica.

E dunque questa vecchiaia dei corpi offerta dall’esibizione dei desideri immutati nel tempo, solo appena schermata da un velo di ineffabile ironia, gioca apertamente con il segreto svelato dell’illusione teatrale, fino a capovolgere il senso dell’affermazione secondo cui l’arte ritrae la vita.
“Recitare” è il nostro comportamento più originario

la terribile vulnerabilità dell’attore e la particolare fragilità dei protagonisti di Kontakthof, tutti al di sopra dei settant'anni,
rappresenta il pathos e lo "spettacolo" dell'umana commedia.



I still came.

 
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cf10052015
view post Posted on 10/2/2009, 10:22




Signor
Signora Pahdadadele,
mi/le domando perchè non trova posti migliori di questo (più solatìi) per questi recuperi.
Yours sincerely.
p.
 
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hadele dadaumpah
view post Posted on 11/2/2009, 01:20




Signor p.

Non so come interpetare quello che mi scrive.

E' il gentile sollecito di un barman che sta chiudendo?

Se è sì, la ringrazio di avermi avvisato. Sposterò questa specie di archivio, già così graziosamente impacchettato.

Se è no mi risponderebbe con una nuvola?

Hadele
 
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35 replies since 5/2/2009, 23:44   961 views
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